Alessandra...


Alcuni anni fa per raggiungere l’amato lago di vacanza che era distante solo duecento km dalla mia città, Ferrara, servivano ben 6 ore di mini minor! Da quando sono nata ogni anno ad agosto ci andavamo.

Io stavo sdraiata sui sedili posteriori, mettevo alle orecchie il walkman e ascoltando Miguel Bosè sognavo, sognavo, sognavo. Sognavo ad occhi aperti per sei ore. Alla fine del lungo sogno arrivavo sempre davanti ad una grande porta, sapevo di che porta si trattasse ma non dove fosse.

Una volta il sogno continuò, non lo ricordo tutto esattamente, spesso dei sogni restano immagini confuse ed emozioni senza logica ma non scorderò mai l’immagine di quell’uomo che aprì quella porta quella volta e mi fece entrare. Era altissimo, moro, magro, elegante: bellissimo.

Era un gigante incantatore che parlava in musica, rapiva tra le note della sua voce calda e misteriosa e l’abisso profondo dei suoi occhi scuri.

Si diceva di lui che sapesse predire il futuro. Quella volta allungò la sua grande mano affusolata verso me e mi diede un foglietto sul quale c’era scritto: - Forza e Coraje! -.

D’improvviso il cielo si squarciò e mi ritrovai su un trampolino altissimo da dove la sua mano decisa mi accompagnò in un interminabile salto…

(Alessandra nel 1989 frequenta “la Bottega” di Vittorio Gassman, il gigante incantatore).

E il sogno continuò…

- Ahi! Che male!-

Lo ricordo ancora come fosse vero: un fortissimo calcio nel sedere... chissà cosa vorrà dire?…fatto sta che mi ritrovai in un luogo fantastico, più incredibile del mio sogno. Davanti a me era tutto buio, non vedevo nulla perché delle fortissime luci m’illuminavano accecandomi. Le luci illuminavano anche il buffo signore in camicia da notte che mi era vicino e che aveva tutta l’aria di essere nella sua camera da letto. Tutto profumava fortemente di legno. Io e quel signore che amavo come un nonno, parlammo per un po’, giusto il tempo necessario per imparare ciò che s’impara dai saggi, e fu così intenso che tantissime persone, ora, stavano applaudendo! (Alessandra debutta col calcio nel sedere di Fioretta Mari al fianco del grande Turi Ferro nel 1992.)

E’ strano ma questo è diventato il sogno ricorrente della mia Vita, non il luogo in sé bensì quell’atmosfera, quel buio, quelle luci, quell’odore, quella gente, quegli applausi, ed è come se questo sogno dimorasse come ricordo in una parte remota del mio essere.

Ho fatto questo sogno per lungo tempo … e proprio quando ormai mi ero abituata a quelle sensazioni, un bel giorno il sogno continuò.

Tutto era lo stesso ma intimamente diverso.

Le luci che m’illuminavano avevano il potere di colorarsi di me, un me che loro stesse mi svelavano; le vedevo sul mio corpo, io diventavo loro e loro diventavano me, in esse mi ri-conoscevo. Normalmente durante i sogni non si ha coscienza di sé, solamente da svegli sale qualche confuso ricordo ma quella volta durante quel sogno, io c’ero sempre di più, ero sempre più presente, mi vedevo, era come se nel sogno mi svegliassi.

Nella sala, davanti al palco di legno sul quale ero, c’era in penombra la figura di un uomo: magnetica.

Ascoltava le mie parole con estrema attenzione, senza muoversi, e quando lo faceva i suoi gesti erano sempre lenti e leggeri sebbene avessero la forza di un Sole. (Alessandra incontra Leo de Berardinis nel 1999 sempre affiancato da Maurizio Viani, splendido creatore delle sue luci).

Dal palco ascoltavo le sue non-parole ed entravo sempre più in profondità uscendo da me. Ciò che le luci mi facevano dal di fuori, lui lo faceva internamente attraverso la sua energia. Grazie a Lui quella porta che sognavo da bambina trovò la sua dimora: era in me.

Ora i miei sogni e la realtà hanno un sapore simile perché sempre più rimane fissa una parte essenziale: la natura del Sé.

Grazie ai Maestri che hanno dato luce alla mia vita!

Alessandra...


Alcuni anni fa per raggiungere l’amato lago di vacanza che era distante solo duecento km dalla mia città, Ferrara, servivano ben 6 ore di mini minor! Da quando sono nata ogni anno ad agosto ci andavamo. Io stavo sdraiata sui sedili posteriori, mettevo alle orecchie il walkman e ascoltando Miguel Bosè sognavo, sognavo, sognavo. Sognavo ad occhi aperti per sei ore. Alla fine del lungo sogno arrivavo sempre davanti ad una grande porta, sapevo di che porta si trattasse ma non dove fosse.

Una volta il sogno continuò, non lo ricordo tutto esattamente, spesso dei sogni restano immagini confuse ed emozioni senza logica ma non scorderò mai l’immagine di quell’uomo che aprì quella porta quella volta e mi fece entrare. Era altissimo, moro, magro, elegante: bellissimo.

Era un gigante incantatore che parlava in musica, rapiva tra le note della sua voce calda e misteriosa e l’abisso profondo dei suoi occhi scuri.

Si diceva di lui che sapesse predire il futuro. Quella volta allungò la sua grande mano affusolata verso me e mi diede un foglietto sul quale c’era scritto: - Forza e Coraje! -.

D’improvviso il cielo si squarciò e mi ritrovai su un trampolino altissimo da dove la sua mano decisa mi accompagnò in un interminabile salto… (Alessandra nel 1989 frequenta “la Bottega” di Vittorio Gassman, il gigante incantatore).

E il sogno continuò…

- Ahi! Che male!-

Lo ricordo ancora come fosse vero: un fortissimo calcio nel sedere... chissà cosa vorrà dire?…fatto sta che mi ritrovai in un luogo fantastico, più incredibile del mio sogno. Davanti a me era tutto buio, non vedevo nulla perché delle fortissime luci m’illuminavano accecandomi. Le luci illuminavano anche il buffo signore in camicia da notte che mi era vicino e che aveva tutta l’aria di essere nella sua camera da letto. Tutto profumava fortemente di legno. Io e quel signore che amavo come un nonno, parlammo per un po’, giusto il tempo necessario per imparare ciò che s’impara dai saggi, e fu così intenso che tantissime persone, ora, stavano applaudendo! (Alessandra debutta col calcio nel sedere di Fioretta Mari al fianco del grande Turi Ferro nel 1992.)

E’ strano ma questo è diventato il sogno ricorrente della mia Vita, non il luogo in sé bensì quell’atmosfera, quel buio, quelle luci, quell’odore, quella gente, quegli applausi, ed è come se questo sogno dimorasse come ricordo in una parte remota del mio essere.

Ho fatto questo sogno per lungo tempo … e proprio quando ormai mi ero abituata a quelle sensazioni, un bel giorno il sogno continuò.

Tutto era lo stesso ma intimamente diverso.

Le luci che m’illuminavano avevano il potere di colorarsi di me, un me che loro stesse mi svelavano; le vedevo sul mio corpo, io diventavo loro e loro diventavano me, in esse mi ri-conoscevo. Normalmente durante i sogni non si ha coscienza di sé, solamente da svegli sale qualche confuso ricordo ma quella volta durante quel sogno, io c’ero sempre di più, ero sempre più presente, mi vedevo, era come se nel sogno mi svegliassi.

Nella sala, davanti al palco di legno sul quale ero, c’era in penombra la figura di un uomo: magnetica.

Ascoltava le mie parole con estrema attenzione, senza muoversi, e quando lo faceva i suoi gesti erano sempre lenti e leggeri sebbene avessero la forza di un Sole. (Alessandra incontra Leo de Berardinis nel 1999 sempre affiancato da Maurizio Viani, splendido creatore delle sue luci).

Dal palco ascoltavo le sue non-parole ed entravo sempre più in profondità uscendo da me. Ciò che le luci mi facevano dal di fuori, lui lo faceva internamente attraverso la sua energia. Grazie a Lui quella porta che sognavo da bambina trovò la sua dimora: era in me.

Ora i miei sogni e la realtà hanno un sapore simile perché sempre più rimane fissa una parte essenziale: la natura del Sé.

Grazie ai Maestri che hanno dato luce alla mia vita!

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